CRETA
Situata nell’estremo lembo meridionale del Mare Egeo, Creta è la maggiore delle isole greche e la quinta del Mediterraneo (grande un terzo della Sardegna), con una forma allungata O-E di 257 km e una larghezza che oscilla tra un minimo di 12 e un massimo di 61 e con uno sviluppo costiero di 1.046 km. L’isola, che già nel III millennio a.C. vide svilupparsi una delle prime e più raffinate civiltà del Mediterraneo, quella micenea rappresentata dagli enormi palazzi regali che per la loro grandiosità fecero nascere il mito del Labirinto, oggi costituisce uno dei maggiori paradisi del turismo per tutte le età, over 60 compreso, con idonee strutturo ricettive, stupende spiagge al fondo di suggestivi golfi a volte accessibili soltanto via mare, caratteristici borghi di pescatori dove spesso gli uomini calzano ancora gli stivaloni di cuoio e le donne sono chine sui telai oppure dipanano la lana con il fuso. Ma l’isola di Minosse rappresenta anche un luogo ideale per la pratica del trekking, che poi fino a qualche decennio fa rappresentava l’unico modo di spostamento per gli abitanti dell’interno da una vallata all’altra, grazie al clima sempre gradevole dall’inizio della primavera fino all’autunno inoltrato ed alla geografia. Quest’isola, incredibilmente verde per l’abbondanza di acqua, si presenta quasi totalmente montuosa: ad ovest i Monti Bianchi, caratterizzati da profondi e scenografici canyon che scendono fino alla precipite costa meridionale, al centro il monte Ida, massima vetta con 2.456 m, in una caverna del quale sarebbe nato Zeus, il capo del pantheon greco, e infine ad est il monte Dikti; la costa più bella e famosa, ricca di facili approdi, è quella settentrionale, mentre quella meridionale presenta ripide falesie e alcune località possono essere raggiunte soltanto via mare.
Camminare a Creta, soprattutto nella regione occidentale caratterizzata da imponenti canyon che rompono la montagna e scendono fino su un mare da cartolina, costituisce un’esperienza unica tra uliveti, vigneti e frutteti, antiche chiese e vecchi monasteri in mezzo ai boschi, siti archeologici sconosciuti e immersi nell’odorosa macchia mediterranea, tra i profumi naturali di origano, salvia, rosmarino e fiori selvatici, fino all’incommensurabile piacere di regalarsi un bagno nelle acque trasparenti del Mar Libico. Si può camminare per più giorni, percorrendo nord-sud (montagna-mare) le gole di Agia Irini, di Aradena nonché quella assai più famosa e frequentata di Samarià, lunga ben 16 km dalla sorgente al mare e considerata la più lunga d’Europa, seconda soltanto alle Gole del Verdon nella Provenza francese, un vero must tra gli appassionati di trekking. Tutto il percorso si svolge all’interno del parco nazionale di Samarià, riserva della biosfera creato per proteggere la autoctona capra kri-kri (o cretese) dalla lunga barbetta e dalle possenti corna ricurve tipo stambecco, presente in circa duemila esemplari. E si cammina quasi sempre all’ombra e al fresco, spesso con i piedi a mollo, senza bisogno di portare acqua per la presenza di varie sorgenti intonse. Si parte dalla sorgente ubicata a 1.250 m di altitudine in località Xilòskalo (Scala di legno), scendendo per un paio di chilometri un sentiero scosceso in forte pendenza fino a raggiungere una prima sorgente tra i platani e quindi il torrente di fondovalle. Si avanza guadando più volte le acque, spesso in secca, fino alla stazione dei guardia parchi presso la chiesetta di San Nicola, dove si trovano i resti del tempio di Apollo circondato da cipressi millenari, vecchi di duemila anni, i più antichi e i più alti dell’isola. Ancora 3,5 km di percorso e dopo un ponte di legno si arriva al paese abbandonato di Samarià, sede di stazione dei guardia parchi, abitato in passato da taglialegna e tanto isolato da offrire nel 1800 ospitalità ai ribelli nazionalisti cretesi antiturchi. Dietro al paese può essere facile incontrare le capre kri-kri. Da questo punto in poi la valle di prima si trasforma in una vera e propria gola, con pareti precipiti alte 500 m che tendono ad avvicinarsi sempre di più, lasciando intravvedere soltanto una sottile striscia di cielo. In queste condizioni non è affatto facile riuscire ad avvistare i voli di aquila reale e di grifoni, che pur vi nidificano. Dopo 11 km ed avere più volte guadato il torrente, anche con i piedi in acqua, si raggiunge l’ultima sorgente e il punto clou del percorso, le cosiddette Porte di Ferro, dove le due pareti arrivano a distare appena 3 m. Poi il canyon si riallarga e dopo 2 km si raggiunge l’ultima stazione del parco, si esce dal territorio protetto e con altri 3 km, ma questa volta sotto un sole implacabile, si raggiunge Aghia Rumèli e quindi il mare. In tutto 6-7 ore di percorso facile e accessibile a chiunque con il dovuto allenamento, con un dislivello negativo di 1.250 m, per un’esperienza sicuramente entusiasmante.
Le cose da vedere a Creta non mancano di certo: soltanto per visitare quei gioielli che sono i palazzi reali di Cnosso e di Festo, legati alla cultura paleo europea ed ai miti di re Minosse, del Labirinto e del Minotauro, occorrono giorni, ma tutta l’isola è bella, interessante e ricca di antiche testimonianze. Basti pensare che per un millennio Saraceni e Turchi, Veneziani e crociati si sono alternati a trasformare le chiese in moschee e i campanili in minareti, e ovviamente viceversa, tanto che oggi l’antica chiesa di Chania possiede contemporaneamente campanile e minareto. Il capoluogo Iràklion è al tempo stesso una città antica e moderna, veneziana, greca e turca, vacanziera e levantina, tra parecchie belle chiese e un museo archeologico unico al mondo per i tesori dell’antica civiltà micenea.
L’operatore milanese “I Viaggi di Maurizio Levi” (tel. 02 34 93 45 28, www.viaggilevi.com), specializzato con il proprio catalogo Alla scoperta dell’insolito in trekking di varia difficoltà e durata in tutto il mondo, propone nell’isola del Minotauro un itinerario di 8 giorni (5 di trekking) con partenze individuali da aprile ad ottobre, quote da 790 euro in doppia con mezza pensione voli esclusi, possibilità di guida in lingua italiana.
Testo e foto di Giulio Badini