LITUANIA

Piazza in Lituania

Piazza in Lituania

Un villaggio-museo a cielo aperto . Rumsiskes è uno dei tanti tranquilli e un po’ anonimi paesotti tra il verde intenso di prati e boschi nella Lituania centro-meridionale, 25 km ad est dell’antica capitale Kaunas e sulla strada per la capitale Vilnius, meno di duemila abitanti che vivono di agricoltura e artigianato in questo borgo trecentesco. Il suo quieto tran tran è stato sconvolto due volte nell’ultimo mezzo secolo: prima nel 1956 con la creazione del cosiddetto “mare di Kaunas” (in realtà un vasto bacino idroelettrico artificiale di acqua dolce per produrre energia elettrica, in una nazione grande un terzo dell’Italia ricca di fiumi e laghi, ben 2.800, ma assolutamente carente di risorse minerarie), la seconda nel 1974 quando venne inaugurato il Museo Etnografico Lituano, la maggior realizzazione del genere esistente in Europa. Da allora un flusso ininterrotto di visitatori, lituani ma anche stranieri, accorre soprattutto d’estate (qui l’inverno è davvero lungo e rigido) a trascorrere qualche giorno o qualche ora di assoluto relax, in un armonioso contesto architettonico atavico e familiare, nel verde acceso di prati e boschi, nell’aria pura e nel silenzio incontaminato  rotto solo dal nitrire di un cavallo o dal canto degli uccelli. Magari per fare una sana camminata nei boschi, un pic-nic sul prato, un bagno di sole sul lago, un pranzo di matrimonio con fotografie romantiche, compiendo un tuffo nel passato.

Una casa nel villaggio di Rumsiskes in Lituania

Una casa nel villaggio di Rumsiskes in Lituania

Per iniziativa del Ministero della Cultura, di enti, associazioni e facoltà universitarie, a partire dal 1966 furono trasferite su un’area di 175 ettari sulle rive del lago (in Lituania si dice che ovunque guardiate vedrete sempre uno specchio d’acqua)  un totale di 140 edifici rurali, in rappresentanza delle quattro regioni geografiche della Lituania. Si tratta di costruzioni originali in legno ad un piano, risalenti alla seconda metà del 1800 ed alla prima metà del 1900, smontate altrove perché in abbandono o disuso, ristrutturate e riassemblate  qua: case abitative ricche e povere, fattorie con stalle, magazzini e granai, ma anche edifici comuni come chiesa, mulino, pozzi e fontane. Ognuno ben distante dagli altri, racchiuso nella propria staccionata, con tanto verde attorno. Le case, tutte ben decorate, sono formate da travi di legno incastrate perfettamente, con spesso tetto in paglia; soltanto i camini e le stufe sono in muratura. Molte abitazioni sono arredate con oggetti originali (oltre 80 mila) per la vita quotidiana e per il lavoro, e pertanto ancora oggi abitabili; altre sede di attività artigianali (legno, ferro, ceramica, tessitura, stoffe, e poi l’immancabile creazione di gioielli in ambra e di tessuti in lino, le due peculiarità nazionali), da vendere ai turisti ed incrementare un’economia locale. C’è anche un vero paese, con tanto di chiesa, case, negozi ed edifici pubblici, e una piazza centrale acciottolata per il mercato, ogni tanto attraversata da carri e carrozze trainati da imponenti cavalli.

Una donna he tesse in Lituania

Una donna he tesse in Lituania

A dispetto del nome, non si ha mai l’impressione di trovarsi in un museo statico, seppur all’aria aperta, ma piuttosto l’illusione di visitare un angolo di campagna sospeso nel tempo. A differenza di altre analoghe strutture sparse per l’Europa, qui si ha la sensazione di percorrere un mondo animato e abitato: si vede infatti chi lavora l’orto, chi accudisce gli animali e gli alveari, chi cura il giardino, le finestre mostrano bianche tende lavorate a mano e dalle porte delle case si intravvedono persone indaffarate; qualche camino fuma, e non soltanto alla taverna, dove per altro si gustano ottime salcicce con patate, funghi e frutti di bosco, e si beve una dissetante birra casalinga.

Donna lituana col costume tradizionale

Donna lituana col costume tradizionale

E non è raro incontrare donne che lavorano vestite dell’abito tradizionale: camicetta e fazzoletto in testa di cotone o lino bianco con vistosi ricami rossi, gilet nero trattenuto da una lunga cintura di stoffa policroma, lunga gonna di cotone a strisce verticali bianche e rosse, con al collo l’immancabile collana d’ambra, gioiello di famiglia. E poi ci sono bambini in gita scolastica, meeting aziendali, manifestazioni folcloristiche, studenti impegnati nelle tesi accademiche. Ramsiskes vive perché affidato e affittato a persone che vi abitano e vi lavorano, anche solo d’estate o nei fine settimana, richiamando visitatori per apprezzarne le peculiarità. Il parco-museo, facente parte del più ampio Parco Kaunas Reservoir (uno dei più importanti dei 30 parchi regionali della Lituania), è visitabile ogni giorno dalle 10 alle 18 da inizio maggio a fine settembre; si può entrare anche in auto e minibus, a passo d’uomo, sui 6 km di strade asfaltate interne.

Un angolo di lituania trasformato in museo etnografico

Un angolo di lituania trasformato in museo etnografico

Ramsiskes si trova non distante da altre importanti località turistiche lituane, a cominciare dal monastero di Pazaislis, pregevole complesso barocco del XVII sec. la cui monumentale chiesa offre un’ardita cupola esagonale alta ben 50 m e interni marmorei rosa e neri di ispirazione veneziana; in estate diventa sede di un importante festival di musica classica. Di tutt’altro genere la visita imprescindibile al lugubre Nono Forte, uno degli epicentri della recente drammatica e travagliata storia della Lituania verso la libertà e l’indipendenza. Eretto a fine 1800 come inespugnabile bastione ad occidente dell’impero zarista, in epoca sovietica venne utilizzato come prigione per i nazionalisti lituani anticomunisti, non meno di 150 mila, da trasferire nei gulag della Siberia con viaggio di sola andata, mentre durante l’occupazione nazista divenne un campo di sterminio dove furono massacrate 80 mila persone, la gran parte della popolazione ebraica della regione. Meglio approdare allora in fretta alla graziosa Kaunas, capitale tra le due guerre mondiali quando Vilnius venne annessa alla Polonia, in grado di competere con la capitale (che pure è sito Unesco) come città più bella e vivace del paese. Il nucleo storico si concentra attorno ai resti del castello duecentesco, eretto a difesa dei ripetuti attacchi da parte dei Cavalieri teutonici al suo fiorente porto fluviale commerciale, e della monumentale piazza centrale, circondata da eleganti edifici del XV e XVI sec. che ospitano bar, ristoranti, negozi e gallerie d’arte, dove si affacciano il seicentesco ex municipio (ora museo archeologico e della ceramica),  il monastero dei Gesuiti (XV sec.), la cattedrale in stile gotico, la chiesa di san Francesco con le due torri gemelle e quella tardo rinascimentale della Santa Trinità; da non perdere il singolare museo del Diavolo, che raduna oltre duemila immagini e reperti diabolici.

L'ospitalità dei lituani è proverbiale

L’ospitalità dei lituani è proverbiale

Per concludere, due curiosità. Tutti considerano la Lituania un paese nordico, e il rigido clima invernale confermerebbe questa ipotesi. In realtà ad appena 25 km a nord di Vilnius cade il centro geografico d’Europa (per i pignoli nel punto d’incrocio tra la latitudine di 54° 54’ e la longitudine di 25° 19’), segnalato sul posto da un obelisco circondato dalle 27 bandiere delle nazioni europee, per cui si tratta a tutti gli effetti di uno stato mitteleuropeo. L’animale più amato dai contadini lituani risulta essere la cicogna, tradizionale simbolo di fedeltà e prosperità (e prezioso alleato nella caccia a serpi, lucertole, rane e topi), qui presente con ben 13 mila coppie, la maggior concentrazione di tutto il continente, che fanno il nido sugli alberi, sui tetti delle case, sui campanili agresti e sui pali della luce. Un’apposita festa, il 25 marzo, celebra il ritorno nei cieli lituani dallo svernamento africano di questo elegante uccello. Girovagando per il paese, conviene ogni tanto buttare un occhio in alto. Info: www.lithuania-travel.net;   www.llbm.lt 
Testo e foto di Anna Maria Arnesano e Giulio Badini