BORGOSESIA, MERCU SCUROT CHIUDE IL CARNEVALE

carnevaleBorgosesiaSe con il martedì grasso il Carnevale di tutta Italia finisce non vale lo stesso per Borgosesia dove la festa continua…eccome! mercoledì 10 febbraio Borgosesia vivrà la più antica giornata del suo Carnevale: il “Mercu Scurot”, un lungo corteo che inscena allegoricamente il funerale della festa in maschera. Svegliati dalle note della banda cittadina, i “cilindrati” indosseranno l’abito della festa – frac, gala (un grosso farfallino bianco di garza), cilindro e mantella – e dopo un pranzo pantagruelico inizieranno una sorta di tour enologico della città bevendo vino presso le osterie e i banchetti, scortando la maschera del Peru Magunella fino al rogo e quindi al termine del suo regno carnevalesco, fra spettacoli di bande musicali e spettacolari fuochi artificiali che daranno a tutti i partecipanti l’appuntamento al prossimo anno.
MERCOLEDI 10 FEBBRAIO:
163° MERCU SCUROT
h12.00: Pranzo ufficiale del carnevale di Borgosesia al Centro Pro Loco – assegnazione del premio Zanni – “Bogosesia la Meja Cità”; ingresso su prenotazione.
Distribuzione del “Cassù” e pittoresca sfilata per le vie cittadine;
h21.00: fiaccolata con partenza dal Centro Pro Loco
h21.30: in via Duca d’Aosta (Piazzale Stazione F.S.) lettura del Testamento del Peru e rogo della Maschera.
ECCEZIONALE SPETTACOLO PIROTECNICO DI CHIUSURA DEL CARNEVALE
STORIA DEL MERCU SCUROT
Il Mercu Scûrot è senza dubbio la più importante, antica ed atipica manifestazione del Carnevale di Borgosesia. La sua importanza è fondamentale perchè da quel mercoledì delle Ceneri del 1854, la manifestazione a Borgosesia cambiò completamente volto, arricchendosi e ampliandosi nel tempo fino a raggiungere gli onori delle cronache nazionali.
Ogni Mercoledì delle ceneri, primo giorno di Quaresima, quando la maggior parte dei Carnevali ha già concluso il suo corso, a Borgosesia si vive la festa più antica ed affascinante, il Mercu Scûrot. La giornata prende il via attorno alle 10 del mattino, quando la banda cittadina, cui spetta il compito di allietare musicalmente la giornata, si reca presso il Centro Pro Loco, ritrovo tipico del Carnevale di Borgosesia; di qui parte il corteo mattutino, gonfalone del “Peru ‘n cimbalis” in testa, per dirigersi all’assaggio delle fagiolate preparate con sapienza dai cuochi dei Rioni borgosesiani di Cravo e Sassola. I partecipanti al corteo indossano l’abito tradizionale del Mercu Scûrot, costituito da: frac, cilindro, mantella, e galla (un grosso papillon bianco di garza).
Giunta l’ora di pranzo si torna al Centro Pro Loco dove viene organizzato il pranzo ufficiale del Carnevale di Borgosesia per oltre 400 commensali e dove si procede all’assegnazione del premio “Giovanni Franco Zanni – Borgosesia, la meja cità”; fino agli anni ’50 in questa occasione veniva eletto anche il Presidente del Comitato organizzatore.
Dopo il pranzo avviene la distribuzione del “cassù”, il tipico mestolo di legno necessario per bere durante la giornata, ed inizia il corteo funebre, che accompagnerà la maschera Peru Magunella al rogo ed al termine del suo regno carnevalesco. I possessori del cassù potranno bere il vino alle varie cappelle votive (leggi osterie e banchetti) approntate in suffragio al Peru. Al seguito del “Purtighett dal Peru”, da cui vengono distribuiti panini con saracche e vino a volontà, bande musicali allietano il tragitto lungo le vie del centro cittadino. La partecipazione è quantificabile in almeno 2000 persone vestite di tutto punto in frac e cilindro.
Terminato il corteo attorno alle 19 nella piazza principale di Borgosesia, i dolenti si spargono nei vari locali cittadini in attesa di ritrovarsi alle 21 sempre presso il Centro Pro Loco, da dove parte la fiaccolata che accompagna il fantoccio del Peru verso Piazza Mazzini.
Qui la giornata del Mercu Scûrot si conclude a tarda sera con la lettura del testamento del Peru, con il tradizionale spettacolo pirotecnico ed il rogo della maschera, che scrive la parola fine di ogni edizione del Carnevale.
Origini del Mercu Scûrot
Ricordiamo innanzitutto come l’avvento della Manifattura Lane, avviata a Borgosesia nel 1850 dai fratelli Antongini di Milano e del tedesco Chumachen, con il suo seguito di operai specializzati provenienti soprattutto dalla Germania, abbia portato ad una diversificazione del tessuto sociale della Città, creando un fermento formidabile di propositi e di idee, che si sviluppò in una serie di manifestazioni organizzate e che sfociò nell’intuizione del 1854 di tal Bomen (o Baumann secondo altre versioni), detto ‘l Meneghin per la sua parlata tedesco-milanese.
Infatti, idea dopo idea, nel 1854 viene organizzato un solenne Carnevale che però stenta a concludersi nella notte di Martedì grasso; al mattino del Mercoledì delle Ceneri, il tedesco Bomen, capo tintore della filatura, tipo faceto e ridanciano, dimentico di cospargersi il capo di cenere e delle prescrizioni del calendario ecclesiastico, in preda ad una enorme agitazione chiede di incontrarsi con Fiori e Zenone ( ‘l Mambrin), due personalità del paese, e li invita nella propria casa dicendo di voler mostrare loro una cosa interessante: “mi poffer om, mi gòo roba grossa casa mia”. I due, sulle prime, lo guardano stupefatti e dubbiosi, ma poi, conoscendo a fondo l’estroso tintore, lo seguono, entrano nella camera di Bomen e scorgono disteso sul letto un fantoccio raffigurante un uomo morto. “Ecco ‘l poffer Carlavèe !!!” dice Bomen a Fiori e Zenone.
La burletta piacque, lo confermò una risata unanime e, seduta stante, venne deciso di dare la sera stessa una degna sepoltura al caro estinto.
I buontemponi prendono immediatamente a reclutare gli altri amici del Carnevale e convocano una riunione nella “Farmacia della maldicenza”, ritrovo abituale di perditempo e chiacchieroni, a casa del dott. Michelangelo Burla per stabilire le modalità atte ad organizzare il corteo funebre per il “poffer Carlavèe”.
Così avviene e verso il tardo pomeriggio, organizzato il tutto, il corteo funebre si apre con in testa Cresceris (‘l Turc) l’allora banditore del paese che a gran voce enunciava il triste evento scandendo sapientemente il rullo del tamburo. Segue Tinivella (antiquario e materassaio) imbracciante un trofeo con appese saracche, polli e merluzzi, affiancato dal sosia del Sindaco in carica, marciante impettito e compunto. Segue il defunto “Carlavèe” disteso su un “cataletto”, ossia collocato dentro una cassa da morto senza coperchio, secondo l’uso comune anche nelle nostre zone fino a circa la prima decade dell’800. Il cataletto era portato in spalla da Milanaccio (‘l Balaran), Calderini (‘l Sebastopoli), Vercelli (‘l Jacu gros) e Zanaroli (‘l Maracitu), personalità borgosesiane di spicco. Dolenti seguivano alcuni uomini in abito scuro (frac) e cilindro e con in mano candele accese; così come usava farsi nei comuni funerali.
Il percorso, comprese le vie principali del Borgo, con tappe d’obbligo in tutte le “cappelle votive” (leggi le numerosissime osterie dell’epoca); e così via fino a tarda ora, con il conseguente ed inevitabile assottigliamento della schiera dei “dolenti”. Tant’è che alla fine il defunto “Carlavèe” venne ingloriosamente dimenticato (e la cosa non era certo in programma) “‘ntla Cuntrà larga, davanti a l’ustaria dal Mina”, oppure, secondo altre versioni, ma ha poca importanza, “‘ntla cuntrà freggia”.
La sfilata del burlesco funerale destò alta meraviglia nei passanti che si soffermavano stupiti, anzi qualcuno, sempliciotto, si levò reverentemente il cappello, destando molte risate e frizzi mordaci dagli allegri accompagnatori. Mai si era visto, per le vie di Magunopoli, a quell’ora, senza clero e suono di campane, un funerale.
Fu così che partì la manifestazione più importante del Carnevale borgosesiano, e continuò tutti gli anni, senza mai fermarsi, nè davanti alle intimazioni del regime fascista, nè a quelle della Chiesa, nè tantomeno all’insorgere dei benpensanti che non ne accettavano lo spirito dissacratorio e di rottura con le precedenti tradizioni.
Nell’anno 1856 si riuscì finalmente a concludere il corteo ed a bruciare il fantoccio del Carnevale dando il via alla cosiddetta “Fiammàa”. Si iniziarono in quell’anno anche altre voci vive ed allegre che continuano tuttora, a partire dall’eliminazione del cataletto e delle fiaccole durante il pomeriggio, per giungere al pranzo ufficiale al mezzogiorno con la nomina del Presidente del Comitato, fino all’inaugurazione del gonfalone del “Peru ‘n cimbalis”, che balla con bottiglia e bicchiere in mano. Venne anche ufficializzata la divisa ufficiale, consistente in frac, cilindro stemperate in una sfarzosa e grande gala bianca.
Una nota particolare giunse nel 1871 ad opera del Notaio della Giulia di Aranco (attuale Rione borgosesiano, ma allora Comune a se stante)che ideò di redarre umoristicamente il “Testamento olografo di Peru Magunella”, che nel frattempo aveva preso il posto del fantoccio del Carnevale, diventando la Maschera ufficiale del Carnevale di Borgosesia, e pubblicarlo “presente cadavere sul rogo” prima della tradizionale fiammata. La trovata di rendere pubbliche queste “ultime volontà” che furono poi sempre motivo e modo di satire politiche e lepido riassunto di fatti di cronaca cittadina dell’annata decorsa, fu ed è motivo di grande successo del Mercu Scûrot.
A completamento della divisa della giornata, venne poi l’introduzione del cassù, il tipico mestolo di legno da utilizzarsi per bere, che venne istituito nel 1905 ad opera del Prof. Carlo Conti.
Da allora migliaia di persone, provenienti da tutto il circondario, partecipano a questa giornata. Vestiti di tutto punto, secondo la “divisa” stabilita da oltre un secolo e costituita da frac, cilindro, gala (grosso farfallino bianco), mantella e cassù, sfilano per le strade al seguito del Purtighett, che sforna saracche e salsicce da innaffiare con buon vino rosso, rigorosamente della riserva del Peru. Comitati e associazioni partecipano attivamente a rendere ancora più piacevole questa tradizione, organizzando golosi punti di ristoro; anche i privati allestiscono, per la gioia degli amici, piacevoli rinfreschi nei cortili e nelle taverne, dove gustare il cassù della staffa.

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